Io cammino da sola (Italian Edition) by Beltrame Alessandra

Io cammino da sola (Italian Edition) by Beltrame Alessandra

autore:Beltrame Alessandra [Alessandra, Beltrame]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ediciclo
pubblicato: 2017-07-05T22:00:00+00:00


Farsi isola

Ho scelto un mestiere, quello di scrivere, che è un atto estremamente solitario. Hai bisogno di raccoglimento per riordinare i pensieri, gli appunti, produrre un testo dattiloscritto che abbia una forma compiuta, che sia leggibile, intelligibile. Non è facile, non viene naturale. È mestiere. È una deliziosa tortura, dice Henry Miller.

Ho deciso che questa sarebbe stata la mia strada fin da bambina. Non so perché: in famiglia non c’era nessuno che facesse quel mestiere.

Dal primo giorno in cui mi sono seduta a una scrivania per produrre un testo da consegnare a un giornale, ho sentito su di me l’oppressione della solitudine. Del doversi isolare per lavorare. Non è di tutti i mestieri. Anzi, lo è di pochi. Non mi è mai piaciuto stare sola per scrivere, e infatti ho amato le redazioni open space, dove le scrivanie stanno l’una di fianco all’altra e senti il ticchettio dei tasti e le chiacchiere al telefono e pure il respiro dei tuoi colleghi.

La prima volta che sono entrata nella redazione del quotidiano dove poi avrei lavorato per dieci anni, mi è sembrata il Paradiso. Il rumore delle macchine per scrivere (c’erano ancora!), gente che andava e che veniva (da fuori, dalla tipografia), schermi televisivi accesi (una folla oceanica esultava sullo sfondo della porta di Brandeburgo: il muro di Berlino era crollato), uomini (i giornalisti) che ti osservavano come un oggetto raro. Erano quaranta, le donne tre. Ci chiamavano per cognome, come a scuola.

Nelle redazioni open space, hai compagnia. Non ci puoi contare molto, perché poi alla fine te la devi vedere da sola con il tuo pezzo, i tuoi appunti e l’orologio. Però quando alzi lo sguardo e vedi esseri umani, vedi la vita che si muove, sei felice. Vedi te stessa riflessa negli altri. Vedi movimento e ti consoli: ci sono io, ci sono gli altri, ce la fanno loro, ce la posso fare anch’io. La forza che viene dalla condivisione, dal gruppo. Per questo sono nate le società, si sono create le città. Io mi sentivo molto cittadina. Adoravo esserlo. Ero a mio agio nella confusione, negli spazi stretti, mi piaceva avere tutto vicino.

Ora non più.

Un viaggio a piedi molto affollato dove sono capitata per lavoro mi ha fatto capire perché avevo cominciato a camminare e cosa volevo.

Si chiama Cammina, Molise! e avviene ogni agosto, da più di vent’anni.

Il Molise non esiste? Be’, in quella comitiva di oltre trecento persone mi è sembrato vivo e vegeto. È una regione sorprendente, di una bellezza primitiva. Le donne si tramandano il potere di togliere il malocchio, gli uomini hanno quasi tutti gli occhi azzurri. Un posto strano, selvaggio e, per questo, affascinante. Ci ero finita per lavoro, ma me lo volevo godere comunque. Invece è stato faticoso. Troppa gente.

Ho capito quello che mi mancava. Il raccoglimento. Il silenzio. Il cammino come gesto lento e riflessivo, meditato, consapevole. Non volevo la festa, non cercavo la compagnia.

Io volevo camminare per me, con me.

Avrei voluto godermi quel luogo da sola. Esplorarlo come volevo, non come mi costringevano a fare i pur solerti organizzatori.



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